Antologia Critica

GILLO DORFLES

Angelo Bozzola, testo introduttivo del catalogo della mostra, Galleria Corsini e Giardini di Villa Taranto, Verbania, 1973

La coerenza con cui Angelo Bozzola ha insistito in una ricerca che affonda le sue radici nella lontana vicenda del MAC milanese (attorno agli anni cinquanta) per giungere — ancora intatta e vitale — ai nostri giorni, è di per sé esemplare. Pertanto dalla costruzione di un’immagine plastico-spaziale ben definita — quale era ed è il suo modulo trapezio-ovoidale — Bozzola ha, lungo il corso degli anni, moltiplicato le esperienze che l’ hanno condotto ad opere decisamente plastiche, ad altre bidimensionali e di tenore piuttosto grafico, ad altre ancora dove l’elemento modulare vale a comporre delle complesse «Tecnosculture Operazionabili» (secondo la definizione dello stesso autore).
Il modulo, come elemento base d’un operare artistico, è stato impiegato da molti ricercatori nella nostra epoca, a partire dalle prime leve concrete – costruttiviste, sino alle più recenti ricerche della «Nuova Tendencija» zagabrese, dell’arte programmata italiana, della pop-art internazionale. Nel caso di Bozzola, la sua aderenza, e, diremmo, totale sottomissione, a questa costante modulare, gli ha consentito peraltro di sviluppare una gamma assai varia di opere che vanno dal multiplo costruito in materiali diversi, alla vera e propria scultura metallica, dalle «carte» cromaticamente elaborate, ad alcune più fantasiose «variazioni» grafiche nelle quali, forse, è rintracciabile una tendenza verso un neo-decorativismo non privo — crediamo — di interessanti possibilità evolutive.

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