Antologia Critica

MARCO ROSCI

Angelo Bozzola, dialettica spazio-forma, testo introduttivo del catalogo della mostra, Galleria d’Arte moderna di Modena, Meda 1975

Nella lunga dimestichezza con l’opera e la persona di Bozzola, le sue idee, profondamente sentite, la sua appassionata identificazione con il concreto operare, coadiuvato ma mai soffocato dalla strumentazione tecnologica, mi ha sempre colpito la naturalità, in lui, scultore ad un tempo di tradizione e di avanguardia, appunto della fusione di questi due termini: tradizione, per la prima volta razionalizzata da Michelangelo drammaticamente analizzando se stesso, della scultura come dialettica sempre rinnovata fra «idea» e materia; avanguardia del già oggi mitico Fontana, individuante nella «spazialità» assoluta, illimitata, il campo di forze delle potenzialità incommensurabili di quella dialettica, della sua proiezione all’infinito, ogni volta d’altronde riportata (in un vero diagramma di fulcri di appoggio e di vettori di fuga) alla concretezza psicofisica dell’operatore artistico e alla storicità dei mezzi di produzione, dall’operazione creativa, dagli strumenti di quell’operazione, dalla quantità e qualità di informazione contenuta nell’operazione e nel prodotto, dalla sua ricezione. Perché questa ritengo essere la «qualità» essenziale di Bozzola : l’emergere sempre, al di sotto dell’accurata perizia, talora la preziosità del suo discorso formale e materico, di una volontà, anzi di un’ansia di comunicazione umana ed espressiva, proprio come avveniva, con formulazioni e soluzioni del tutto diverse, nel caso di Fontana. Il superamento dell’iniziale (e indubbiamente preziosa) esperienza formale astratto-spaziale nell’ambito del MAC avviene appunto nel momento in cui Bozzola, con un’operazione «concettuale» ante litteram, proietta se stesso, il proprio concetto del reale, nella «monoforma», vera forma simbolica avente in sé, per volontà di Bozzola, un massimo di potenzialità espressiva (organico-genetica; nel senso, per esempio, già concepito da Arp, ma senza alcuna presunzione surreale da parte di Bozzola) e formale, tridimensionale e iterativa. Da quel momento, il discorso di Bozzola si articola appunto su questa potenzialità, attraverso una amplissima esplorazione di ogni proiezione spaziale, luministica, cromatica, materica della monoforma, avendo ben presente — facendone anzi fondamento della propria comunicazione ai fruitori — l’oggettiva incommensurabilità delle possibilità combinatorie, e di interazione con l’ambiente e con la materia naturale, artificiale, composita, della monoforma stessa. È questa coscienza, questa costante attenzione ai valori simbolici — tanto più nell’ordine logico, a cui Bozzola si attiene con estremo rigore — a far sì che ogni creazione di Bozzola superi il semplice stato (già di per se notevolissimo) di «oggetto estetico».

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