Biografia

Le prime sculture componibili (1959) e gli anni Sessanta

Conclusasi l’esperienza del MAC, Bozzola prosegue la sua indagine accostandosi alla forma da un punto di vista prettamente scultoreo. L’artista scompone e ricompone il suo Modulo trapezio-ovoidale in sculture e installazioni ambientali realizzate in ferro e altri materiali industriali molto innovativi come l’acciaio o il plexiglass, con l’obiettivo di declinare la forma nello spazio e interagire con la luce. A cominciare dal 1959, Bozzola mette a punto i primi Multipli-Sottomultipli, sculture costituite da un numero variabile di moduli seriali che si configurano come elementi singoli da combinare liberamente per creare concatenazioni di forme sempre nuove. Un esempio precoce di scultura (s)-componibile che postula non solo che l’opera esista  nella sua interazione visiva con chi la osserva, ma ne esige anche la sua fruizione materiale quale condizione necessaria, trasformando lo spettatore in fruitore attivo. Un’intuizione che lega la fruizione dell’opera al suo Hic et Nunc, ovvero all’esperienza unica ed irripetibile che possiamo fare di essa nel luogo in cui si trova. Queste opere catturarono l’attenzione di molti critici e galleristi al punto che Bozzola è invitato ad esporle alla Galleria del Prisma di Milano (1959) e alla Galleria Numero di Firenze (1960), organizzando due importanti mostre personali.

Angelo Bozzola con l'opera Multiplo-sottomultiplo
Angelo Bozzola con l'opera Multiplo-sottomultiplo
A. Bozzola, Z. Vismare, Milano, Galleria Vismara 1967
A. Bozzola, Z. Vismare, Milano, Galleria Vismara 1967
A. Bozzola, M. Tapiè, L. e M. Bozzola
Angelo Bozzola con la nuora Mariantonia, il figlio Lino e Michel Tapiè, Galleria Cortina, Milano, 1969

Nel corso degli anni Sessanta Bozzola prosegue la sua ricerca tornando spesso alla superficie bidimensionale con tecniche e materiali innovativi come l’uso della fiamma ossidrica o dell’oro foglia e la realizzazione di superfici polimateriche ottenute combinando pittura a olio, inchiostri, carta bituminosa, ferro e altri materiali. Sempre presente sulla scena artistica, nel 1964 Bozzola entra a far parte dell’International Center of Aesthetic Research di Torino e, l’anno successivo, chiamato dall’Architetto Luigi Moretti e dal critico francese Michel Tapié, aderisce al Manifesto Baroque Ensembliste (insieme a Tadashi Suzuki, Ada Minola, Carla Accardi, Lucio Fontana, Alfonso Ossorio, Giuseppe Capogrossi). In questi anni conosce Zita Vismara, che lo invita ad esporre nella sua galleria di Milano. Bozzola esporrà presso la Galleria Vismara in occasione di tre importanti mostre personali datate 1966, 1967 e 1970. Nel 1967 l’artista sintetizza le sue ricerche nel Polittico, un’opera molto complessa che esplicita le potenzialità permutative della forma in rapporto alla sua matrice. Il protagonista è ancora una volta il Modulo trapezio-ovoidale che, declinato centinaia di volte all’interno di una precisa dimensione spazio-temporale scandita in sequenze, invita il fruitore ad agire modificandone la configurazione formale. Seguiranno una serie di interessanti pubblicazioni che porranno al centro il concetto di fruibilità dell’opera quali Minimultiplo trapezio-ovoidale, realizzata con Edizioni Flaviana di Lugano (1969) e il volume Tecnoscultura Operazionabile (1971), con testi di O. Poli, M. Rosci e M. Tapié. Nel 1970 Bozzola partecipa alle attività del Gruppo (V)Art di Parigi, con rassegne in varie località francesi e italiane e, nel 1972 espone con il gruppo alla Maison de la Culture di Grenoble dove, in occasione della presentazione della mostra, viene proiettato il film Permutazione su Polittico.

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